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Jummy è un’attrice coreana dalla forte ma gentile personalità, pronta a realizzare i suoi sogni sempre con un sorriso negli occhi.


Seoul, oggi è una giornata piacevolmente calda di fine Gennaio, in un inverno dove ha fatto davvero molto freddo. Incontro la giovane attrice coreana Jummy che mi fa entrare nel suo mondo e in quello della recitazione, entrambi del tutto nuovi per me.

“Sono nata a Ulsan, una città a sudest della penisola coreana. A 12 anni assieme alla mia famiglia mi sono trasferita per 4 anni a vivere in Olanda. Mio padre lavorava per la Hyundai Heavy Industries, una delle più grandi aziende di costruzioni navali del mondo e ai tempi era il general manager della succursale europea situata nella piacevole e tranquilla Rotterdam. Il lavoro lo teneva molto occupato, ma nei fine settimana ci portava sempre a esplorare nuovi luoghi. Abbiamo fatto molti road trips in giro per l’Europa.

A 16 anni ritornai qui in Corea del Sud: ricordo che l’ostacolo maggiore fu la differenza dei ritmi che ci sono qui a scuola, molto più stressanti che in Europa. A 12 anni nel mio paese natale gli studenti iniziano con esami e altri pesanti impegni scolastici che ci tengono tutto il giorno piegati sui libri a studiare. In Olanda era tutto molto più tranquillo, molto più rilassato, avevo molto più tempo per me e per uscire con gli amici.

I miei genitori non volevano che mi dimenticassi l’inglese che avevo appreso negli anni passati in Europa, consideravano questa lingua molto importante per il mio futuro, soprattutto a livello lavorativo. Mi iscrissero così a una scuola internazionale a Busan, dove rimasi per 3 anni.
Una vita piuttosto nomade la mia!”

Una vita che ha permesso a Jummy di sviluppare una sua mentalità e un suo modo di percepire la vita del tutto fuori dagli schemi ristretti della società coreana.

“Una volta finite le scuole superiori dovevo decidere cosa fare: feci domanda in vari colleges e università di Seoul, le due facoltà che mi accettarono furono quella di giornalismo e comunicazione di massa e quella di relazioni internazionali. Quest’ultima opzione rappresentava il percorso più tipico per me e per gli studenti che studiano la lingua inglese. Ma essere stata accettata anche all’altro college fece scattare qualcosa dentro di me. Mi piacciono i cambiamenti, le nuove sfide, esperienze differenti e decisi di provare questo nuovo percorso educativo, ritrovandomi a studiare qualcosa del tutto nuovo.” Una cosa che si può decisamente percepire stando al cospetto di questa ragazza piena di energie e vitalità dallo sguardo vivace e determinato. 

La mia vita ancora una volta cambiò: venni a vivere a Seoul, in un clima culturale del tutto diverso rispetto a quello nel quale avevo sempre vissuto, soprattutto per quel che riguardava le amicizie e i miei compagni di college: una mentalità piuttosto differente da quella nella quale ero cresciuta. Sono sempre stata in un ambiente internazionale dalle influenze occidentali, anche qui in Corea del Sud, ora mi ritrovavo a vivere nella vera cultura coreana, alla quale non ero abituata! Praticamente ho vissuto uno shock culturale nel mio stesso paese natale. Non è stato del tutto facile, sono rimasta silenziosa e un po’ in disparte, uno stratagemma adottato come autodifesa. Dovetti creare una barriera protettiva, mettere dei paletti da non fare oltrepassare a nessuno, o mi avrebbero messo i piedi in testa.

Ovviamente non potevo solo stare a distanza di sicurezza, dovevo anche trovare un modo per interagire e integrarmi di più nel nuovo ambiente. Trovai l’occasione adatta per cambiare un po’ di cose grazie a una delle attività extracurricolari organizzate ai tempi del college: c’erano alcuni clubs ai quali potevo iscrivermi, i più famosi erano quelli di video, di fotografia e, non per ultimo, quello di teatro. Quando ero in Olanda avevo partecipato ad alcune lezioni di recitazione e ricordandomi l’esperienza come qualcosa di piacevole scelsi di iscrivermi al club di teatro. 

Ero già salita su un palco, perché non provarci di nuovo? 

E qui è dove tutto cominciò, fu come una scintilla che ha illuminato il mio futuro.

Ricordo il mio primo personaggio che interpretai, era per una commedia tradizionale coreana incentrata su scontri di classi sociali. Il primo spettacolo fu di un’ora e mezza circa, cosa piuttosto impegnativa, ma alla gente piacque comunque molto. Anche se era una piccola parte iniziò a balenarmi nella testa l’idea che sarei potuta diventare un’attrice. 

Ho pensato: Ho un talento!

Uno dei progetti che tutti dovevamo sviluppare durante gli anni di college era quello di scrivere un copione e creare un video dove veniva interpretato utilizzando attori, ci aiutavamo uno con l’altro e partecipavamo tutti alla realizzazione delle opere video di ognuno di noi studenti. Quindi spesso mi sono trovata a recitare nei filmati dei miei compagni di college. Questo mi aiutò a prendere confidenza nell’essere di fronte alla telecamera. Era divertente, qualcosa di nuovo ed eccitante. Ero timida all’inizio, ma questa esperienza mi ha aiutata molto ad aprirmi…sono passati circa 10 anni da allora.

Ai tempi toccai con mano il fatto che mantenere relazioni è davvero impegnativo. Tutti questi processi creativi spesso creavano dei conflitti tra attori e direttori dei cortometraggi. E a volte portavano a divisioni. Ho imparato l’importanza del rispettare gli altri e le loro idee creative, cosa che mi è servita molto per la mia attuale carriera: ascoltare e cercare di capire a fondo quello che i registi vogliono è fondamentale nel mio mestiere. 

Nel 2016, poco prima che finissi il college, spinta dalle varie esperienze che avevo avuto durante gli ultimi anni, decisi di voler diventare attrice a tempo pieno. All’inizio ero esitante, tutti i giorni avevo in mente quest’idea di cambio di vita, ma prima di affermare nettamente a me stessa che questo era un sogno da tentare di realizzare ho passato del tempo a pensare e ripensare, ci ho messo circa 3 anni per prendere una decisione defintiva.

Era solo un hobby all’inizio, ma presto si trasformò in un’esperienza che mi ha risvegliato qualcosa dentro. La mia idea iniziale era di fare molti soldi con un lavoro normale, ma la mia passione e il fatto di non voler avere rimpianti per il resto della mia vita per non averci tentato mi spinsero a cambiare idea.

Ho iniziato a pensare a cosa sarebbe accaduto dopo che mi sarei laureata: scrivere curriculum, mandarli a centinaia di aziende e sostenere altrettanti colloqui di lavoro…l’idea non mi piaceva. Ma quando immaginavo di fare la stessa cosa creando il mio portfolio di attrice e partecipare a milioni di provini…l’idea mi allettava! Sono così arrivata alla conclusione che avrei provato la carriera di attrice per 2 anni e vedere cosa sarebbe successo, nel caso peggiore sarei tornata sui miei passi e avrei iniziato un mestiere più comune, legato a quello che avevo studiato in precedenza: sarei sempre potuta diventare o interprete, o traduttrice o video editor. Così decisi di investire un paio di anni della mia vita nella recitazione e se non avessi visto un futuro avrei smesso e mi sarei fermata.” Per fortuna per Jummy tutto è andato bene!

“Il passo successivo era quello di trovare un posto dove imparare, praticare e perfezionare le mie abilità per la mia nuova carriera. Non volevo iscrivermi a una scuola commerciale, fortunatamente una mia collega di college aveva aperto da un paio d’anni una compagnia teatrale nella zona di Hewa, considerata la mecca per il teatro a Seoul…era proprio quello che stavo cercando! Le chiesi dunque di essere accettata, sono disposta a fare di tutto le dissi! E così mi permise di aggregarmi. 

Di nuovo mi trovavo in mezzo a nuove persone, ma questa volta la differenza era più che positiva, questa volta era tutto legato al condividere. Un processo che mi ha insegnato a mostrare quello che sono senza nascondermi, fondamentale per quando un attore è sul palco. Se non sei sicuro di te e non mostri quello che sei anche il tuo personaggio non risulta reale…se ti nascondi è difficile stare sul palco.

Il processo creativo con il quale i nostri copioni dei nostri spettacoli venivano scritti e sviluppati era basato sullo scambio delle nostre esperienze di vita, emozioni e idee. Parlavamo, discutevamo e dibattevamo tutto il giorno. Una sorta di brainstorming per sviluppare la storia che avremmo interpretato sul palcoscenico. Questo è molto utile per rendere i nostri personaggi molto più realistici. Fu un processo di scoperta interiore, dove vedemmo la parte buona e più oscura di noi stessi.

Sono rimasta due anni e mezzo in questa compagnia teatrale, per poi intraprendere una nuova carriera individuale. Erano circa 3 anni fa quando iniziai con le audizioni per nuovi ruoli, prima di allora non ne avevo mai fatte. Creai un portfolio con i miei lavori e iniziai a presentarmi in giro come attrice in cortometraggi e spot pubblicitari. Era del tutto un altro mondo rispetto a quello del teatro.

Il mio primo ruolo fu in un progetto studentesco per un cortometraggio, fui scritturata come proprietaria di un caffè. Passai poi a interpretare qualche ruolo in alcune pubblicità e in alcuni altri film, a volte facevo solo parte dello staff nella produzione. 

E così iniziai a fare seriamente nella mia carriera nell’industria cinematografica. 

Non sono un’attrice famosa, non ho ancora un nome in questo mondo, ma me la sto comunque cavando bene! Abbiamo un termine col quale definiamo attori e attrici che non sono ancora famosi in Corea del sud: 무명 mumyeong, un “senza nome”…è il passaggio dal quale iniziare la mia carriera ed è la fase dove sono ora. C’e’ un’idea errata dell’essere un “senza nome”, la gente pensa che chi è a questo punto della carriera sia senza soldi, in una condizione finanziaria difficile, pensano che non mangiamo e viviamo sotto un ponte…è uno stereotipo. Solo perché non siamo famosi pensano che siamo poveri.”

Vedo Jummy piena di energie, super positiva, pare che non abbia mai avuto stress o particolari difficoltà insormontabili, come se la sua vita fosse sempre stata non troppo difficile per lei.

“Probabilmente ero talmente elettrizzata da quello che mi stava capitando attorno da non notare i lati negativi della vita, cerco sempre di concentrarmi su ciò che è positivo. Sono sempre stata felice, ho avuto dei momenti difficili, ma non troppo pesanti da tirarmi giù. 

Il primo anno dopo che mi sono laureata ho avuto alcune difficoltà economiche, non volevo chiedere soldi ai miei genitori o chiamarli per lamentarmi, ho speso tutti i miei risparmi e iniziato con dei lavori part time, ho fatto tutto da sola.

I miei genitori stanno ancora processando questa mia decisione di essere un’attrice, sono sempre abbastanza preoccupati per il mio futuro, anche perché non ho ancora una carriera definita. Ma poco alla volta se ne stanno facendo una ragione.

La recitazione è un processo di scoperta personale senza fine, è quello che mi piace di più di questa carriera. Qualcosa che non imparo da un libro o da una scuola, ma dall’esperienza, la recitazione rappresenta la vita stessa per me. Tutte le emozioni dei miei personaggi che interpreto è come se mi stessero insegnando qualcosa, sto apprendendo molto da loro. Mi insegnano a conoscere me stessa, a esplorare le mie emozioni e i miei pensieri più profondi. Un processo che mi affascina. Studiare come interpretare un personaggio che ha emozioni e sentimenti diversi dai miei mi fa esplorare queste nuove opportunità e interpretazioni della vita. Come quando un direttore mi affida un nuovo ruolo e io devo decidere e pensare a tutte le possibilità di interpretare quel dato personaggio, è qualcosa che mi insegna davvero molto.

Per ora sono arrivata a 5 anni di carriera. Sono soddisfatta e felice e vedo che quello che sto facendo sta portando a dei risultati concreti. 

Sto facendo nuovi provini per film commerciali, grandi produzioni. Ho in ballo due film per quest’anno, per ora sto attendendo e nel frattempo sto studiando e apprendendo. Sto cercando di migliorare il mio approccio ai provini per questi film commerciali, del tutto differenti e più impegnativi rispetto a quelli dei film indipendenti. Sono molto più freddi, non ti guardano neanche in faccia quando ti stanno esaminando, tutto ciò comporta molto più stress. Sto cercando di capire come controllare di più la situazione e come tenere a bada di più le mie emozioni per non farmi scappare di mano la situazione, cercare un modo per rilassarmi in queste situazioni. È difficile capire quello che stanno pensando gli esaminatori, di sicuro una sorta di strategia per vedere come reagiamo noi attori allo stress.

Passo molto tempo a pensare e ad analizzare: alla fine della giornata mi fermo e guardo indietro a cosa è successo. Come mi sento? Come è andata? Un processo introspettivo di analisi quotidiana. Lo faccio tutti i giorni, per comprendere cosa ha funzionato e cosa sarebbe potuto andare meglio. Sono sempre alla ricerca di un equilibrio personale.”

Lo sguardo sicuro, determinato e deciso di Jummy lasciano intravedere il suo lato introspettivo tenace e audace, pronta a combattere per quello che desidera. Di sicuro la senza nome troverà un nome importante, presto. 


Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis