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Joe e la sua determinazione nella vita e nel suo progetto legato alla passione per il Makgeolli, la bevanda alcolica coreana


Joe mi riceve nel suo piccolo studio a Seoul, dove sta per imbottigliare il suo nuovo prodotto alcolico: un delizioso Makgeolli (conosciuto come vino di riso) che è pronto per essere filtrato. Intanto mi spiega un pò come si produce questa bevanda e mi parla della sua vita:

“Ultimamente sto studiando la parte commerciale per lanciare e fare crescere la mia nuova attività di produzione di Makgeolli. Tutto è partito da un corso di base, dove provai per la prima volta a creare il mio primo Makgeolli, avevo 33 o 34 anni. Da qui ho iniziato ad appassionarmi e a preparare più e più volte questa bevanda alcolica, utilizzando i più semplici strumenti che avevo a disposizione. Ero anche interessato alla produzione di birra, ma il Makgeolli ha preso il sopravvento come passione. Nel frattempo mi sono iscritto a una scuola specializzata e tutt’ora continuo a studiare. Dopo circa un anno, man mano che producevo sempre di più per me e per i miei amici, ho iniziato a fare esperienza e prendere confidenza nell’utilizzo delle varie tecniche, questa passione è diventata un’idea di business e il mio attuale progetto. 

Per sette anni lavorai per alcune radio qui a Seoul, esperienza che mi è piaciuta, ma mi sentii come in una fase di stallo, volevo cambiare la mia vita e fare qualcosa di diverso, qualcosa di più legato alla creazione manuale.”

Joe sta filtrando il liquido alcolico derivato dalla macerazione del riso e del nuruk (una sorta di lievito per far iniziare la fermentazione alcolica del riso) in acqua, che dopo alcune settimane ha creato il prodotto desiderato.

“Su larga scala, quando si vuole fare sul serio, le cose iniziano a variare un pò dal progetto originale. Per avere un prodotto industriale, quello che di solito trovi nei negozi, dovrei compromettere la qualità del mio Makgeolli, ma è una cosa che non voglio fare. Spesso le grandi fabbriche non utilizzano riso coreano e nemmeno il nuruk, tutto è basato su differenti lieviti chimici. Il mercato del vino di riso qui nella Corea del Sud è piuttosto piccolo e molto competitivo, una delle cose più difficili che ho trovato è che i vari produttori non si aiutano fra di loro, non ci si scambiano notizie o pareri, si tengono tutto per sè. Mi piace questa attività di produzione di alcol, quindi ho iniziato a pensare a come riuscire a guadagnare soldi da questa mia passione. Oltre a produrre il vino di riso sto anche finendo di scrivere un libro e creare dei video su questo argomento per promuovere la mia attività e condividere questa passione dalla tradizione coreana con il resto del mondo. Sto pensando di organizzare dei corsi dove insegnerò la preparazione del Makgeolli e cercherò di fare appassionare più persone a questa bevanda coreana.”

Intanto il Makgeolli è pronto e ci degustiamo il buon vino di riso dal profondo colore bianco.

“Questo Makgeolli ha circa 16 o 17 gradi alcolici, di solito la gente aggiunge dell’acqua per diminuirne la potenza. Il nuruk che utilizzo è anche di mia produzione, è un lavoro in più e inoltre è impegnativo da fare, ma per me rappresenta la parte più entusiasmante: è l’elemento che dà carattere al mio Makgeolli! Voglio avere il controllo su tutto il processo di produzione del mio vino di riso.”


“Sono nato qui in Corea del Sud, quando avevo circa un anno mio padre emigrò insieme alla mia famiglia in Sud America. Ai tempi era un ingegnere navale e passò molto tempo in mare, era circa gli anni 70 quando tornò nel suo paese natale. Qui non vide molte opportunità e non volle rimanere, così decise di andare a iniziare una nuova vita in Ecuador: una mossa piuttosto coraggiosa in quanto non parlava spagnolo, doveva iniziare tutto da capo e aveva 2 bambini e una moglie a carico. Le generazioni di quei tempi erano molto differenti da quelle attuali! Oggi una persona ci penserebbe più di due volte prima di iniziare una vita simile.”

Dopo anni di vita in giro per il mondo so cosa voglia dire e vedo che pochissimi oggigiorno vorrebbero rischiare…il rischio non è più parte delle nostre vite, se da una parte può essere visto come un bene dall’altra è una cosa che rende le nostre esistenze piuttosto più sterili, purtroppo.

“Sono rimasto in Sud America fino ai 18 anni, quando finii le scuole superiori. La mia prima lingua è lo spagnolo, anche se poi frequentai una scuola internazionale e passai molto tempo in america, la gente ora pensa che io sia un madrelingua inglese. Crebbi in una città molto calda, non troppo facile e sicura, un posto davvero in stile sudamericano. Ho avuto una grande infanzia, molti miei amici in Ecuador erano coreani, i loro parenti erano immigrati, buoni amici coi quali sono ancora in contatto ora. Eravamo un bel gruppo, passavamo le giornate a skateare, a bere e a goderci il tempo libero. Finite le scuole superiori sono andato a studiare a New York, all’università di produzioni audio e radio. La prima scelta era quella di iscrivermi all’università di economia, ma l’idea non mi attraeva particolarmente. I miei genitori non erano contrari ma neanche troppo felici della mia scelta scolastica, non mi hanno comunque mai ostacolato. Mi sono laureato a New York in 4 anni e poi mi sono trasferito in California, dove iniziai a lavorare per uno dei negozi della Virgin, per circa 2 anni. Il music business iniziò ad avere problemi e a traballare: con l’utilizzo massiccio di internet da parte della gente le vendite di cd e musica in generale diminuì drasticamente e pensai che era tempo di cambiare aria.

Tornai in Ecuador, e mio padre mi disse: perchè non provi ad andare a vivere in Corea?

Cosí, per la prima volta, tornai nel mio paese natale, avevo 26 anni ed ero abbastanza spaventato della nuova esperienza: non avevo problemi a integrarmi, non c’è stato uno shock culturale in quanto sono pur sempre coreano, anche se cresciuto altrove e parlo la lingua locale: in casa i miei hanno sempre comunicato in coreano e mi hanno educato allo stile culturale della Corea del Sud. Ma il problema che mi preoccupava era di  dover iniziare tutto di nuovo da capo, iniziare una nuova vita, trovare un nuovo lavoro, senza sicurezze o appoggi qui. Ma poco per volta mi sono sistemato, ho trovato all’inizio un lavoro come insegnante di inglese e poi ho iniziato a lavorare in radio, ho potuto mettere in pratica quello che avevo studiato all’università. Molta gente si ritrova a fare un lavoro che non c’entra nulla con il percorso universitario che ha intrapreso, almeno posso dire che io ce l’ho fatta! ! Quest’esperienza in radio di circa 7 anni mi piacque molto, mi sono divertito. Ero una sorta di freelance, il lavoro non era sicuro, in quanto ogni nuova che la stagione dello show finiva non sapevo se sarebbe ripresa o se io sarei stato riconfermato nuovamente. Quindi 7 anni sono stati un buon periodo per questo tipo di progetto, sono stato fortunato. 

Mi piace la mia vita qui ora, è stata sempre impegnativa ma allo stesso tempo una buona sfida con me stesso, soprattutto ora che, essendomi stufato del mio lavoro in radio, ho voluto cambiare e iniziare a fare qualcosa di mio. La mia situazione è particolare: sono nato in Corea del Sud ma sono cresciuto in Sud America, è come essere fra due mondi, la gente qui mi vede come un coreano, ma io non mi sento solo coreano, ho anche la sensazione di essere uno straniero. Non è affatto una cosa negativa, ma è comunque sempre una sfida continua.”

Quello che mi piace e che ho notato tante volte qui in Asia è che molta gente ha un forte spirito di adattamento, non si sottraggono alle sfide e ai cambiamenti, soprattutto quando si stufano di un lavoro o di uno stile di vita che non gli aggrada cercano di fare qualcosa di differente, cosa che purtroppo noto davvero poco nel mio paese di origine.

“La sfida, il riuscire a superare qualcosa che non avevo in mente che avrei fatto o affrontato, una cosa che richiede disciplina e passione, qualcosa per il quale non si deve mai mollare e solo andare avanti, sono tutte cose che ritengo molto importanti e stimolanti nella mia vita.  Ritengo indispensabile saper lavorare con quello che si ha a disposizione, se no ci si perde nel voler comprare questo e quello, nell’avere bisogno di più spazio e strumenti…secondo me spesso si perde tempo così, a volte un modo per continuare a procrastinare, il meglio è iniziare con i mezzi che hai a disposizione ora! Io lavoro in casa e con quello che ho qui ora, è una sfida, ma poco per volta le cose si stanno espandendo e migliorando. Voglio vedere quello che riesco a fare da solo e con le mie forze. Per ora continuo allo stesso tempo a studiare e a insegnare part time: questo mi dà flessibilità e la sicurezza finanziaria. Produrre, insegnare e scrivere del Makgeolli è diverso dal riuscire a commercializzarlo, non ho abbastanza conoscenze nell’ambito delle vendite. Il prossimo passo sarà probabilmente quello di assumere qualche esperto che mi aiuti a espandere il mio business. 

Sono soddisfatto di quello che sto sviluppando ora, mi piace molto la parte creativa legata alla produzione del Makgeolli, mi ricorda quello che facevo con la mia musica intorno alla metà dei miei 20 anni, è eccitante e mi ha aiutato a sviluppare una mia disciplina interiore: mi sedevo e finivo un album, ci mettevo circa un anno a comporlo mixarlo e prepararlo per poi suonarlo davanti alla gente, l’anno successivo ripetevo lo stesso processo, questa cosa mi ha fatto sviluppare un mio ordine personale.

Oltre che a creare mi interessa molto condividere, filtro Makgeolli che faccio poi assaggiare alla gente che può gustarlo e apprezzarlo. 

Più mi addentro nel mercato della produzione di alcol tradizionale più tutto diventa difficile. Ho iniziato a incontrare imprenditori del settore che mi hanno fatto notare quanto sia stato difficile per loro e quanto impegno è richiesto se si vuole riuscire in questo tipo di attività imprenditoriale. In futuro penso di aprire un brewpub: un ristorante nel quale produco e vendo ai tavoli il mio vino di riso. Oppure un’altra idea è di realizzare una mia piccola fabbrica di Makgeolli, lo farò di sicuro, ma non ora. È difficile: si deve trovare una buona location, cosa non facile e qui a Seoul gli affitti sono super costosi. Per ora riesco a produrre circa 40 litri di Makgeolli al mese, ma per iniziare a fare le cose più seriamente ne servono almeno 400: con questa quantità posso iniziare a pensare di aprire una mia piccola fabbrica di vino di riso, sarà un gran investimento di tempo e denaro, ma decisamente fattibile. Devo prima sviluppare il mio marchio e le mie competenze. Devo spezzarmi il collo…” Joe ride pensando al duro lavoro che lo attende, un personaggio davvero interessante e focalizzato sui suoi goals!



“Sto ricercando per i miei prodotti un’identità unica e sviluppando le mie ricette personali, per ora ho trovato interessante il Makgeolli alla frutta, ho ben presente il risultato e il sapore che voglio ottenere: per quello che creo da me il nuruk necessario per la fermentazione. Il problema è che la frutta qui in Corea del Sud è davvero molto cara…

Spero che quello che sto facendo sia di interesse per la gente. Per ora condivido il mio vino di riso con i miei amici, di solito piace e mi danno i feedbacks che mi servono per migliorare.

Sto sviluppando le mie competenze per poi iniziare a organizzare corsi: se le cose vanno bene voglio viaggiare il prossimo anno per circa 6 mesi nel Nord America e cercare di incuriosire, coinvolgere e fare scoprire il delizioso sapore del Makgeolli a più persone possibili. 

Questo è il mio goal e la mia strada per ora, al quale sto lavorando da tempo.

Se sai dove vuoi andare e hai un piano devi solo eseguirlo. Anche se diventa difficile voglio comunque restare in questo business per un pò di tempo, sono molto determinato e motivato. Ci si deve impegnare molto e lavorare ogni giorno per costruire quello che vuoi. Non voglio solo sedermi e guardare Netflix tutto il giorno, anche se a volte lo faccio, per un’ora…poi mi rimetto al lavoro.

Le cose che voglio raggiungere non possono essere fatte in un giorno o in una settimana, è un lungo processo, che nonostante sia difficile ti ripaga in un modo o nell’altro. Ci vuole davvero disciplina.

Ho fatto molti sacrifici, come rinunciare ai fine settimana con gli amici o ad appuntamenti con ragazze. Mi piacerebbe aver avuto più tempo in passato per il divertimento, sono sempre stato abbastanza conservativo e una persona seria, mi è sempre piaciuto passare del tempo da solo. Ora sto cercando di cambiare le mie abitudini e trovare il modo di godermi anche di più il resto della vita sociale.

Per ora sono focalizzato sul successo: non intendo un successo economico, ma il riuscire a realizzare e ottenere cosa voglio e quello che mi appassiona. Non avrei mai immaginato che avrei prodotto bevande alcoliche…ma alla fine sono arrivato a questo. E ora voglio avere successo in questo mio progetto e far conoscere il Makgeolli a chi non lo conosce. 

Avere un proposito, un goal, ti mette in una condizione che ti permette di continuare ad andare avanti.  

Molte persone non lo hanno, non sanno quello che vogliono, ma credo che basti fermarsi un attimo e prendere carta e penna e scrivere quello che si ha in testa, quello che si vuole. Ogni anno mi siedo e ripenso a tutto e programmo: non stabilisco grandi goals, ma tanti piccoli obiettivi che mi porteranno dove voglio.

Se vuoi qualcosa di buono e che sia duraturo devi impegnarti e accettare i fallimenti, sono abituato a questo, nonostante continui a ferirmi e incazzarmi, riesco comunque a tenere sotto controllo di più le emozioni. Questo business ti taglia la gola: la gente critica facilmente, molti criticano negativamente e in maniera del tutto distruttiva, quindi devo credere in questo mio progetto per riuscire ad andare avanti e come dicevo mantenere il mio goal ben fisso in mente. 

Credo che la gente debba imparare a non avere paura di provare a fare qualcosa di nuovo, di realizzare quello che si sentono di fare, devono davvero non avere paura di lanciarsi in nuove esperienze e avventure. 

Non preoccuparti e segui le tue passioni, trova il modo di realizzarle: meglio tentare che avere rimpianti o ripensamenti…cosa sarebbe successo se…? Non puoi saperlo, quindi meglio provare e fallire…e poi continuare!”


Segui Joe e i suoi sviluppi nella produzione di Makgeolli sul suo instagram!  @baekusaeng




Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis