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Da tempo sentivo parlare del Thakhek loop in Laos, un giro in moto di circa 450km nella regione del Khammouan, la parte centrale del sereno paese asiatico.

Inizio a raccogliere qualche informazione e decido di partire.

Passo qualche giorno fra la rilassante Vang Vieng e la sonnecchiante Vientiane. Capito nel paese asiatico durante il capodanno laotiano, una divertente festa che dura per più giorni, dove si va al tempio per rendere onore al Budda, si festeggia con amici e parenti, si beve molto e, per tradizione, ci si tirano gavettoni rituali con la sorridente gente del posto gridandosi il benaugurante “Sabaidee Pi Mai”, o “buon anno” in laotiano!

Mi reco alla stazione dei bus di Vientiane dopo un paio di giorni di festeggiamenti e salgo su uno scassato bus che in circa 6 o 7 ore mi porta dalla capitale a Thakhek: Cittadina posta sulle rive del Mekong, non proprio da considerarsi fra le mete più belle del mondo, ma è da qui che inizia e finisce quello che è oramai conosciuto come il “Thakhek loop”.  E’ più che altro un buon punto di partenza in quanto facile da raggiungere e offre una buona disponibilità di moto in affitto.

Arrivo di sera e ho la piacevole sorpresa di ricevere un messaggio da un amico francese che mi sta raggiungendo da Bangkok per unirsi all’avventura. Nell’attesa inizio a guardare i prezzi del noleggio degli scooter, piuttosto cari rispetto alla media del paese. Parlando un po’ qua e là con altri viaggiatori scopro un posto con delle buone moto ad un costo decente, che contrattando un po’ diventa accettabile: 70000 kip al giorno (circa 6€) per uno scooter cinese semiautomatico.

Il giorno successivo mi incontro con l’amico francese e organizziamo un paio di cose. Si parte la mattina seguente, utilizzando le indicazioni della “mappa” fornitaci dal negozietto di moto: un foglietto disegnato a mano e fotocopiato con qualche indicazione stradale e qualche riferimento su dove andare lungo il tragitto, alla fine è tutto quello che ci serve! 

Si esce dalla città lungo una polverosa strada e dopo qualche chilometro ci fermiamo alle “grotte dell’elefante”, dove si nota un masso con le sembianze di un pachiderma. Troviamo gente cordiale che si vuole fare fotografare assieme a noi. Ovunque si vada nel mondo, appena si esce dai luoghi turistici o dalle città la gente diventa più simpatica e sorridente.

Risaliamo in sella agli scooter e percorriamo altri chilometri fino alle grotte di Tham Nang Ene, davvero imponenti e suggestive. Il resto del percorso del pomeriggio è su una strada trafficata con parecchi camion diretti verso il vicino confine con il Vietnam.

Tutto il Laos, dalla capitale al villaggio più piccolo che ho visto è attraversato da una distesa di cavi elettrici che portano la corrente ovunque, sul tragitto vedo una delle centrali idroelettriche da dove partono tutti questi fili. Il paesaggio è completamente devastato, ma la gente del posto ha la possibilità di usufruire dei vantaggi dati da tutto ciò. Purtroppo l’impatto ambientale non è stato considerato durante la costruzione.

Passiamo poi per la  foresta laotiana e finalmente la strada diventa piacevole e priva di mezzi pesanti.

La prima giornata si conclude dopo circa 180 polverosi chilometri alla Sabadee guest house, ben segnalata sulle mappe. Nonostante la massiccia pubblicità nel circuito dei backpacers il luogo risulta un’ottima scelta: accogliente ed economico. Il gestore è davvero un tipo simpatico e per cena organizza una deliziosa grigliata con pane e pizza fatti in casa da lui.

Il secondo giorno è probabilmente il più interessante a livello di percorso: si passa per la giungla del Laos e per villaggi che non sembrano troppo visitati dai turisti. Si unisce a noi una ragazza americana con la sua moto. Quattro chiacchiere lungo la strada con la gente del posto e tante risate.

Una tappa ad un ristorante per un buon piatto di tagliatelle in brodo in stile vietnamita. Siamo a Lak Sao vicini al confine, cosa che si nota anche dalla presenza di camionisti quasi tutti provenienti dal Vietnam, che si fermano a mangiare da queste parti. Ci accolgono con un “Xin Chao!” (il saluto di benvenuto in vietnamita) e ci offrono da bere whisky…non il meglio se si guida una moto ma ci concediamo un sorso giusto per non essere scortesi, soprattutto dopo tutte le feste e i sorrisi amichevoli che ci hanno fatto.

La signora del ristorante oltre che a servire deliziosi piatti è anche a capo delle scommesse che si effettuano al cospetto di un televisore che trasmette un incontro di box locale. Il pubblico è caldo e pronto a giocarsi la puntata sul combattente vincente!

Stupenda sorpresa del giorno è una laguna di acqua verdissima, perfetta dopo tutta questa strada al sole brutalmente attaccati dalla polvere! Un sentiero di terra battuta ci porta attraverso una pianura lungo uno spettacolare paesaggio alla fresca meta dove ci facciamo un bel bagno in compagnia di alcuni ragazzi del posto.

La giornata finisce nel villaggio di Konglor, dopo circa 170 chilometri, in una home-stay dove una simpatica famiglia laotiana ci accoglie nella loro semplice e serena vita di tutti i giorni.

Ci portano a lavarci al fiume e organizzano la nostra stanza con coperte stese sul pavimento di legno della casa su palafitte.

Dopo una squisita cena in stile laotiano preparata in casa la capofamiglia ci accompagna al party del villaggio. Qui sono ancora indaffarati nei festeggiamenti della fine dell’anno…oramai è passata quasi una settimana da quando hanno iniziato!

Ci offrono da bere, ci invitano a ballare con loro e cerchiamo di comunicare con le poche parole di inglese e laotiano che ci accomunano. Nel frattempo non smettono di riempirci il bicchiere con la sempre presente Beerlao, una delle birre a mio parere più buone di tutta l’Asia, finendo per ubriacarci con brindisi a suon di “Sabaidee Pi Mai” (buon anno nuovo).

Di notte non riusciamo a dormire in quanto la stanza adibita a nostra temporanea camera da letto è a 10 metri dalle casse dell’impianto dal quale sparano a tutto volume musica laotiana e thai tutta la notte. Finiscono i divertimenti verso le 5 di mattina, poco prima che il gallo inzi a cantare. Immaginavo la vita del villaggio molto meno movimentata, ma nonostante il non aver dormito la permanenza è stata eccezionale!

Dopo una veloce colazione e i saluti alla famiglia che ci ha ospitati rimettiamo i nostri 3 internazionali fondoschiena sulla sella, facciamo un breve rifornimento alle moto e in poco più di 10 minuti siamo alle grotte di Konglor, che rappresentano un po’ l’attrazione principale del loop di Thakhek.

Lasciamo i nostri mezzi all’entrata del parco e prendiamo una barca che ci condurrà nella magnifica esplorazione dell’immensa caverna. Pare di entrare nell’Inferno dantesco mentre si viene inghiottiti dal buco nella parete rocciosa. Non si può non immaginare l’uomo che guida la barca come ad un personale traghettatore di anime!

L’enorme caverna-tunnel è al semi-buio, tranne alcune zone percorribili a piedi ben illuminate. L’assenza di luce ha comunque il suo fascino in questo luogo: si percorre la galleria nelle viscere della terra, in un’ottima e fresca temperatura. Quando il motore della barca si spegne e si rimane senza rumori si ha la sensazione di fluttuare nell’immenso, non c’è più la percezione dello spazio. Esperienza indimenticabile!

Riprendiamo gli scooter e ci dirigiamo verso la strada del ritorno. Un ultimo regalo del percorso è lo splendido e pittoresco panorama fatto di grigie formazioni calcaree immerse nel verde profondo della foresta laotiana, ottimo contrasto naturale che ci affascina. Inizia a piovere, non male dopo tutto questo sole!

La parte finale del loop è su un’altra polverosa strada, la Highway 13, dove bus e camion sfrecciano diretti a Thakhek o al sud del Laos, per scaricare merci e turisti.

Arriviamo in città al calare del sole, con i ricordi che stanno per iniziare ad essere felicemente digeriti.

Il loop di Thakhek è semplice ed avventuroso, si passa per posti meravigliosi. Non ci sono problemi per quel che riguarda trovare sistemazioni, cibo e rifornimenti o posti per riparare le moto. Si può fare comodamente in 3 giorni e 2 notti, alcuni ci mettono di più altri di meno…l’importante è mettersi in sella e divertirsi, scoprendo questa fantastica parte del Laos!

Chi fosse da quelle parti dovrebbe pensare a provare quest’esperienza!!

Il posto dove ho affittato lo scooter, per chi fosse interessato, si chiama Wang Wang e si trova nella piazza principale di Thakhek. Il personale parla inglese, sono molto gentili e cordiali, forniscono anche una mappa (approssimativa) del Thakhek loop.


Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis